martedì 22 luglio 2014

Il canto della Sirena


Il canto della Sirena
Un giorno Francesco si accostò a suo nonno.
"Nonno cosa sono le sirene?".
"Le sirene sono esseri mitologici,  che non esisterebbero. "
"E cosa fanno?".
Francesco guardò suo nonno con i suoi grandi occhi marroni pieni di curiosità.
"Va bene Francesco ti racconto una fiaba.....".
"C'era una volta un pescatore molto bravo. Il suo pescato era sempre abbondante ed ottimo perché si spingeva dove gli altri non arrivavano.
Un giorno decise di spingersi dove erano sparite una montagna di barche ma c'erano i pesci più grandi e saporiti.
Partì la mattina presto, appena il chiarore si fece vedere all'orizzonte.
Partì sapendo che la sua dura vita un giorno sarebbe cambiata, perché era convinto che l'impegno sarebbe stato sempre ripagato.
Man mano che si avvicinava a quello sperone di roccia il mare cambiava colore.
L'acqua, prima increspata, era diventata una tavola  e sotto il suo pelo dei guizzi argentati la facevano sembrare viva. I pesci.
Il pescatore sapeva però che non doveva fidarsi;  il mare è come la vita,  meravigliosamente bello, meravigliosamente variabile, imprevedibile, crudele e dispensatore di ricchezze, materiali e per l'anima.
Inoltre era pieno di misteri.
Aveva sentito parlare di strani esseri che attentavano alla vita dei marinai e dei pescatori; mostruosi calamari che affondavano navi ed incantevoli esseri che ne strappavano i marinai dai parapetti con la forza delle parole.
Lui stesso, durante maestose tempeste aveva udito voci suadenti che lo invitavano e lo chiamavano; aveva sempre resistito grazie alla forza della sua ragione ed al pensiero dei suoi figli, per poi convincersi che era la sua mente stanca.
Quel giorno l'orizzonte era terso e le tre Sante si stagliavano maestose;  tre enormi torri di pietra nera circondate da piccoli e taglienti scogli che le rendevano inaccessibili,  tranne che a quei fastidiosi gabbiani che però ne occupavano solo la sommità.
La luce penetrava profondamente attraverso l'acqua trasparente ed il pescatore gettò le reti iniziando il suo lavoro; i risultati non si fecero attendere,   Presto la barca si riempì di pesci grandi e vitali, non poteva credere ai suoi occhi, se avesse continuato così si sarebbe assicurato un bel gruzzolo ed i suoi figli sarebbero stati bene per molto tempo. Si lasciò trasportare dall'entusiasmo e non fece caso al dolore delle mani,  del corpo ed alla stanchezza della mente e neppure alle nubi nere che si stavano addensando sopra la sua testa.
Si accorse di loro quando nello sforzo tremendo di issare una rete stracolma un fulmine colpi una delle tre Sante staccandone un pezzo.  Al contempo la pioggia iniziò a sferzare il suo viso mentre inorridito guardava lo sperone schiantarsi sui piccoli scogli in una esplosione di acqua e schegge di pietra; l'onda che ne derivò quasi fece rovesciare la barca.
Iniziò  subito a raccogliere tutto ed a prepararsi,  l'unico pensiero erano i suoi figli e voleva riabbracciarli;  il mare grosso sembrava volerglielo impedire.
Fece appello alla sua esperienza ed alla sua forza ma una potente corrente lo spinse proprio dove era caduto il masso, vicino gli scogli e fu lì che sentì nuovamente delle voci. Un canto o un bisbiglio delicato ma deciso sopra il ruggire del mare e che si trasformava in parole nella sua mente impaurita e fiaccata dalla fatica protratta.
Diversamente da quanto era successo le altre volte decise di avvicinarsi ed in questo caso la corrente lo aiutava sicuramente;  si trovò vicino lo sperone caduto in un attimo e lì la cantilena era più chiara e comprensibile,  un delicato lamentarsi, una preghiera tra i denti,  una voce dolce di donna, una richiesta di aiuto. .....
Girò attorno lo scoglio e tentò di posizionare la barca al riparo dei marosi come dietro un frangiflutti; fu lì che la vide,  una chioma corvina spuntata dall'acqua e due grandi occhi marroni in un tenero viso dalla pelle chiara.
Cosa ci faceva una donna lì nell'acqua con una gamba incastrata sotto una roccia!!
Una gamba?  No.........era la coda di pesce di una sirena.
Rimase impietrito per un pò, poi sprofondò nella sua voce e nel suo dolce viso; fece il giro della sua vita e qualcosa si ruppe nella sua anima. Lei chiedeva aiuto e lì c'era solo lui. Si era innamorato.
Prese un remo e saltò sulla pietra, lo incastrò a fare leva e con tutta la sua forza provò a spostarla ma niente...........una, due, tre volte ed il remo fletteva. Ma la roccia rimase lì.
Soltanto qualcosa con una grande forza poteva spostare quel macigno. Lei lo guardava ed allungò una mano, lui la prese e ne imparò a memoria i tratti. Lei allungò l'altra e lo accarezzò: "Grazie Uomo.......".
Lui pianse ma non si arrese.
Aveva deciso; niente è più inesorabile di una pesante barca che affonda.
Prese le cime disponibili e le legò allo scafo ed alla roccia, vi fissò pure l'ancora. Lei lo guardò basita ed iniziò a dimenarsi....non voleva; iniziò a gridare ma il pescatore continuò.
Salì sulla barca e riuscì ad aprire un varco nello scafo.
L'acqua si insinuò e salì su di una roccia.
La barca inizio ad affondare e quando le corde si tesero lui prese a fare nuovamente forza con il remo.
Con un enorme tonfo la pietra si scostò e lei si liberò velocemente.
Si guardarono, una vita racchiusa in pochi attimi ed un legame indissolubile, forse si sarebbero incontrati nuovamente.

Nonno, nonno ma allora il pescatore è morto sullo scoglio! Disse Francesco.

Meno male è una favola........   Aggiunse.

No Francesco, disse il nonno, qualcuno è sopravvissuto per raccontarla.