mercoledì 21 dicembre 2016

Un vero regalo

Anche quest'anno vorrei chiedere un semplice regalo a me stesso.
Riuscire a ringraziare tutti coloro che sono stati in grado di aprirsi con me e di farlo senza timore alcuno.
Ringrazio tutti coloro che hanno pianto sulla mia spalla e che hanno riversato su di me fiumi di parole; ringrazio tutti coloro che mi cercano anche solo per sapere come sto una volta ogni tanto ma lo fanno senza preavviso. Li ringrazio perché, in quello che ho fatto per loro e nel loro sorriso mi sento riconosciuto, mi sento importante e mi sento vivo. Questo è un regalo vero.....

martedì 20 dicembre 2016

Cattivo Natale

Ma pensa un po a quanto cattivo e crudele è il Natale.
Tu provi a Nasconderlo sotto i regali, sotto l'albero, sotto lo stress da festa, sotto tutto il "devo pensare agli altri......."; provi a salvarti pensando alla famiglia, ai tuoi doveri religiosi ma niente, quel sottile senso di incoerenza non ti abbandona, rimane lì. Quella sensazione di qualcosa che non quadra, di incompiuto o imperfetto che ti ha seguito tutto l'anno, sotto il tappeto di una vita piena di cose da fare o persone da soddisfare, nel periodo natalizio emerge con fastidiosa perseveranza.
Ma di cosa stiamo parlando?
Il Natale ti rende meno opaca la pellicola che hai di fronte agli occhi, se lo vuoi, solo se lo vuoi.......
Perché dietro a quell'oggetto che desideri tanto o peggio dietro la felicità che pretendi da tuo figlio e da chi ti sta accanto, sta la misura del tuo insuccesso.
La verità è che non pensi a te stesso ma rimandi questa incombenza gli altri.
Il vero trucco è essere libero, come sempre. Ascoltati e cerca le uniche cose che ti fanno stare sereno, prendi il tuo tempo e pensa alle persone che ti hanno fatto stare bene.
Vai in quella direzione e donagli il regalo più grande, il tuo Amore.

domenica 23 ottobre 2016

La verità

La verità sta nelle azioni, le scuse stanno nelle parole; le bugie stanno nella differenza tra le prime e le seconde.

giovedì 20 ottobre 2016

Indovinelli di Halloween

Ti ride pacato, ti parla sereno, è molto tranquillo un ragazzo completo.
Non farlo arrabbiare nasconde un segreto!
La luna lo sveglia, se è piena vedrai con un tipo così saranno guai, rabbioso e ruggente lo incontrerai.

(Il lupo mannaro)

Vecchia e carina, ridente megera, di nero vestita imbocca un serpente gli cava un dente. Raccoglie un ragnetto e lo porta nel letto, riprende un topino e lo cucina al camino. Vecchia racchietta mi vuoi incantare sei proprio una bega una vecchia......


(Strega)


Veloce e fugace, attraversa una brace!
Chiaro di luna che a lui piace, sicuro imperversa e la gente diventa fugace!
Catene e padelle tu vuoi scatenare perché tu mi vuoi spaventare!

(Fantasma)

mercoledì 12 ottobre 2016

La Storia

Tutti hanno la propria storia; tutti hanno la propria fiaba, tutti sognano.
Tutti cerchiamo di realizzare i propri sogni anche attraverso gli altri; è giusto e legittimo.
Giusto e legittimo è riconoscere, a chi ci ha consentito di realizzare qualcosa, il ricordo onesto.
L'onestà sta nel non trovare scuse per le proprie scelte.

In questo ottobre, esattamente come 4 anni fa tento di raccontare una nuova fiaba e fare nuovi sogni; la cosa bella è riconoscere il proprio passato come valore aggiunto del mio presente, a fronte alta.

Ringrazio le mani che ho visto tese, la mia rabbia, la rabbia degli altri e tutti gli occhi pieni di lacrime; senza di essi non avrei goduto di abbracci, sorrisi ed Amore oggi.

Auguri a chi è in me persistente ricordo perché vuol dire che è stato amato onestamente.

Grazie a chi è ora con me perché è solo per Amore.


domenica 12 giugno 2016

Nonno Anselmo

Una ventilata giornata primaverile, un noioso pomeriggio in mezzo al verde dell'erba e l'ombra degli alberi; questa è la meravigliosa magia delle case di campagna.
Il piccolo Carlo si avvicinò al nonno che stava leggendo sotto la veranda; il paesaggio che si vedeva era molto bello e placido, le  verdi colline che degradavano al mare blu.
"Nonno non hai paura di morire?"

Anselmo distolse lo sguardo dal libro e con un sopracciglio alzato guardava il bambino; un piccolo sbuffo salì dalla pipa in legno.

"E' una domanda strana per un bambino ma non per un uomo....." rispose il nonno accomodandosi sulla sedia e facendo gesto al bimbo di farsi vicino.

"Forse vuol dire che stai crescendo...."

"Cosa c'è che ti preoccupa Carlo? Hai paura di morire tu?"


Il bambino ci pensò un poco e poi rispose "Bhè, si nonno, tutti hanno paura di morire. Vedo i grandi che si affannano e dicono che non riescono a fare tutto quello che vogliono, come se il tempo non bastasse mai. Ecco questa è la paura di morire!".

Il nonno corrucciò lo sguardo e guardò Carlo. "Non ti far ingannare da  tutto questo correre e brigare; è solo un modo con il quale i grandi si distraggono da quello che veramente potrebbe aiutarli a vivere
senza paura. In realtà è un po difficile da accettare.....".

Carlo si fece perplesso, non capiva.

"Vedi mio caro bambino; non conta quante cose fai, quanti luoghi vedi o quanti progetti di vita riesci a realizzare; la famiglia, il lavoro, gli amici.
La cosa veramente importante è quello che senti rispetto a queste cose; quello che senti dentro di te.
Anche se tu riempissi tutto il tempo che hai ma non riesci a sentire con il cuore, tutto non avrebbe un significato. Puoi essere pieno di amici ma sentirti solo, puoi essere sposato ed avere una bella famiglia ma sentirti incompleto, puoi aver fatto tantissime cose ma non essere sufficienti.
Mentre invece possono bastare poche cose o poche persone per dare senso ad una vita; ricorda però che non devi mai sederti ed accontentarti di quello che hai e basta!"


Carlo fece per arrabbiarsi, "Nonno mi prendi in giro! Ma è un controsenso!"

"Come posso sentire poche cose che sono importanti e non accontentarmi mai!"


Il nonno sospirò. "Vedrai che se segui il tuo sentimento vero, alla fine della tua vita che essa sia corta o lunga, avrai fatto tantissime cose, cambiato molte persone e riempito tutto lo spazio dentro di te ma non ti sarà costato nessuna fatica!".

Carlo guardò il nonno e sospirò "Forse ho capito.......forse.....".

Si sedette per terra, pensieroso, accanto il nonno Anselmo guardando il blu del mare ed colori del cielo che cambiavano al tramonto.




domenica 5 giugno 2016

Piccola stella

Il verso del gabbiano lontano, il ritmico e delicato suono della risacca sul bagno asciuga e l'aria fresca sulla pelle, nulla altro.
Che bello pensó la piccola stella adagiata vicino i patini. "Potessi vedere anche il resto!".
A volte i desideri sono accolti per strane vie; una piccola mano raccolse la stella tra i sassetti, "Mamma mamma! Ho trovato il ciondolo per la mia collana!".

"Ed io ho trovato chi avrà cura di me permettendomi di vedere il mondo....", pensò la piccola stella.

venerdì 3 giugno 2016

Il fiore del deserto

Il riflesso del sole cadeva preciso sui garretti del cavallo che se ne stava dietro l'ombra di un macigno.
Il suo cavaliere, coperto da una tunica e dalla sua corazza metallica era a pochi metri da lui, chino in posizione di difesa, con lo scudo piantato a terra e la spada pronta.
 Era lì, teso pronto a fronteggiare un pericolo con tutta la sua determinazione, forza e concentrazione; il sudore cadeva lento dalla sua fronte coperta dall'elmo, i suoi occhi blu e verdi erano fissi sull'obiettivo.
Così lo vide la bambina mentre rientrava al suo villaggio; si avvicinò ma lui sembrò non notarla tanto era concentrato. Occhi celeste chiari e capelli scuri, avvolta nel suo mantello aveva attraversato dune e rocce per arrivare ad una piccola fonte ed ora stava tornando a casa.

"Cosa fai?", disse con voce squillante.

Il cavaliere trasalì e quasi cadde dallo spavento, ma subito tornò a concentrarsi.

La bimba puntò lo sguardo esattamente verso dove guardava il guerriero e identificò subito cosa stava osservando con tanto timore; era una piccola pianta che stava per fiorire.

"Ma stai guardando quella piantina?"

Lui guardò lei per un attimo ed esitando rispose:

"Si proprio quella...", disse con tono basso.

La bimba osservò attentamente la piantina; era di un bellissimo verde vivo, con tante piccole foglie e qualcuna più grande, il boccio che stava per schiudersi faceva trasparire un rosso fuoco.

"Scusa ma come fai ad avere paura di una cosa così piccola ed inerme......".
"Voglio dire; è vero che in questo terribile deserto fà strano vedere una pianta del genere e sembra proprio fuori luogo ma non sembra così pericolosa."


"Mia piccola bambina, non sai quale terribile forza ha, non sai ancora di cosa stò parlando", disse sospirando.

"In passato ho già incontrato una cosa del genere, mia cara; hai tre strade da poter percorrere.
Puoi decidere di ignorarla e continuare il tuo cammino sapendo che rimarrà lì ma il tarlo di volerla ritrovare potrebbe tormentarti.
Puoi decidere di estirparla, lasciarla al sole e farla seccare, in  modo che non possa arrecare danno. Ma le lacrime sgorgherebbero copiose per aver ucciso una cosa viva e bella.
Oppure puoi decidere di accudirla e farla crescere ma devi stare molto attenta. Essa crescerà verde e profumata, i suoi fiori ti inebrieranno, ti porteranno ricordi meravigliosi; il suo tronco crescerà alto sopra di te e la sua chioma ti coprirà a farti ombra; i suoi frutti ti daranno una forza ed una determinazione eccezionale; con essa crescerai dentro e fuori.
Tutto intorno sarà erba fiorente ed un tripudio di vita.
 Verrà il giorno in cui però potresti vederla vacillare ed essa si aggrapperà a te con la sua forza, trascinandoti. Vedresti i suoi fiori morire lentamente, soffrendone atrocemente; vedresti il suo tronco seccar lentamente senza poter far niente........se non soffrire."

La bimba vide chiaramente la lacrima che correva lungo la guancia del guerriero ed il suo corpo scosso da un tremito.

Era possente, i suoi muscoli grandi e tesi, ricoperto da una corazza e da uno scudo formidabile ma aveva paura.

"Bambina, a nulla varrà il duro allenamento, il severo addestramento oppure una portentosa corazza ed uno scudo impenetrabile, Essa potrà colpirti ed atterrarti."


La bimba si avvicinò al guerriero, gli tolse l'elmo ed accarezzò la sua guancia umida; piangeva come solo un bambino sapeva piangere.

Poi andò a prendere il suo otre colmo di acqua e ne versò sulla pianta, il guerriero indietreggiò impaurito.

"Mio caro non temere; quello che stò facendo io tu lo hai già fatto in passato ma sappi che quello che ne hai ricavato è molto più di quello che hai sofferto.......".

Si guardarono negli occhi.

"L'unica forza che può sconfiggere un guerriero come te ha un solo nome ed la più grande.....si chiama vita....si chiama Amore. Ma sai anche che senza di essa non sei niente."

"Questo fiore nel deserto deve vivere perché è la vita stessa, in tutto questo nulla che ci circonda".
"Potrai riempire la tua vita di cose e di persone, di emozioni e risultati ma senza viverla pienamente; questa pianta è l'essenza. Essa andrà annaffiata e crescerà nelle notti di luna per mostrare la sua bellezza sotto il sole."

Il guerriero cadde stremato e dopo un lungo silenzio si rivolse alla bimba.
"Avremo cura di lei insieme?"

"Si non sarai solo stavolta..." rispose lei aprendosi in un sorriso.
















domenica 27 marzo 2016

Dadi

Quante volte nella vita sentiamo la necessitá di un cambiamento.
A volte é sufficiente giocare a dadi e non aver paura.
Agitare il bicchiere, molto forte, appoggiarlo sul tavolo ed alzarlo lentamente, veder scivolare il primo punto, poi il secondo e se entrambi sono bassi, non cedere al timore e fai scivolare fuori il terzo. Ricorda se il punteggio fosse basso potresti aver comunque vinto, l'avversario non é detto abbia il tuo stesso coraggio e dopo aver agitato il bicchiere vigorosamente per sbatterlo sul tavolo non é detto che lo alzi.

mercoledì 2 marzo 2016

Trincea

A volte il senso di solitudine faceva brutti scherzi ad Io, aveva la sensazione di sentire strani rumori provenienti dalla nebbia che scrutava dalla sua trincea.
Dormiva il giusto, considerato che il sole era sempre in prossimità dell'orizzonte, non era facile dormire nell'ombra della Trincea; così Io chiamava il lungo fosso nel quale si era riparato e del quale non riusciva a vedere né l'inizio né la fine.
Ogni tanto guardava indietro nella luce di quel perenne tramonto ed osservava lo straordinario cristallizzarsi del mondo che aveva attraversato per rifugiarsi nella trincea.
Ma rifugiarsi da cosa? Dalla nebbia. .....
Ne aveva passate tante prima di arrivare lì,  poi un improvviso e sordo rombo come di una valanga ruppe la serenità di un giorno qualsiasi.  Vide scendere dai monti questa folta nebbia come se fosse in carica contro di lui,  si girò per scappare e vide la distruzione; i verdi campi erano improvvisamente ingialliti,  sullo sfondo del sole al tramonto nuvole di fumo si alzavano dal villaggio in fiamme mentre il castello a sua guardia sembrava crollato da tempo immemore.  In tutto questo la cosa sconvolgente era l'immobilità di qualsiasi cosa,  gli uccelli,  il fumo, gli alberi e nessun suono........sembrava di stare di fronte ad un quadro coloratissimo e tremendamente vero. Cosa doveva fare in quel momento?  Come sfuggire a quella inquietante nebbia?  Cosa era successo al suo mondo e dove si sarebbe potuto nascondere in quella devastazione?
Dove erano tutti e cosa era successo allo scorrere del tempo?
Cosa ci entrava la nebbia con tutto questo?
Cosa erano quegli orribili rumori provenienti dalla nebbia?  Il rombo,  lo stridio acuto,  suoni simili ad urla strozzate.....
Io,  in quel momento,  preso dalla disperazione e dalla paura,  si gettò a terra con le mani sulla testa.Si sentì sprofondare e credeva di essere morto ma........sentiva ancora il suo cuore,  sentiva ancora il suo respiro ed il proprio calore.  Aprì gli occhi e si accorse che era caduto in un grande fosso;  alzò la testa con cautela,  per scrutare la nebbia e vide che era lì a pochi metri da lui,  ferma in un immobile ribollire,  in un silenzioso mugolare. Alla sua destra questo enorme fosso si perdeva all'orizzonte ed alla sua sinistra lo vedeva solcare le montagne. Quel fosso spaccava la terra come se fosse arrivato un terremoto; ma era sicuro,  tremendamente accogliente se paragonato a quella tremenda nebbia.
Io decise di rifugiarsi li finché non fosse successo qualcosa.  Passò il tempo,  in maniera indefinibile almeno per Io,  si addormentò numerose volte sopraffatto dalla stanchezza ma senza sentire fame; il tempo sembrava veramente fermo fisicamente dentro e fuori di lui ma non nel suo animo.
Ed eccoci ad ora,  nel momento in cui Io decise.  Poteva tornare indietro?  No
Poteva vivere così?  No
Poteva rimanere nella trincea?  No sarebbe morto dentro.
Poteva sopportare la costante paura della nebbia che continuava a logorarlo dentro?  No sarebbe impazzito e già era a buon punto.
Doveva vincere la paura ed affrontare quel muro grigio,  doveva affrontare quei sinistri rumori,  quello stridere metallico, quei sospiri che alimentavano in maniera irrefrenabile le sue fantasie trasformandole in terrore.
Saltò, chiuse gli occhi ed iniziò a correre verso la nebbia ma inciampò a due passi dal muro e cadde facendosi male;  si ranicchiò coprendosi la testa e piangendo dal terrore;  un tremendo stridere ed un urlo acuto e selvaggio lo accolsero e la nebbia lo divorò.
Ma sparire nella nebbia non vuol dire scomparire e cessare di essere.
L'unica via di uscita è aprire gli occhi ed accettare quello che riesci a vedere.
Io si alzò dentro la nebbia,  iniziò di nuovo a correre zoppicando, i rumori tutto attorno;  corse e corse ma poi svenne di nuovo.
Il calore del sole lo fece destare e pure il canto di un pettirosso.  Si alzò sulla gamba ancora sana e guardò verso valle;  da quella piccola collina vedeva una infinita distesa di nebbia, sotto la quale sapeva benissimo cosa c'era; il castello crollato,  il villaggio,  i campi. ....la trincea. ......
Aveva vinto l'unico grande vero nemico,  la sua paura.

domenica 14 febbraio 2016

Eremo

Capiterà almeno una volta nella vita,
di voler fuggire da tutto quello che hai amato, da tutto quello che hai odiato,  da tutto quello che hai costruito, dai migliori amici e dai fratelli; sul più alto eremo dove non arriva suono di tuo simile.
Capiterà almeno una volta nella vita, anche del più codardo,  di voler fare una viaggio nel posto più remoto dal qui ed ora, per perdere cognizione del tempo.
Capiterà almeno una volta nella vita di capire che la cosa più importante sono io e non gli altri.
Capiterà e mai ti sentirai più vicino alla morte pur essendo abbracciato alla tua vita.

domenica 3 gennaio 2016

Sogni distratti

Che bello ho inciampato ancora!
Se c'è una cosa veramente bella è raccogliere per osservare tutti questi sogni; si quei bellissimi vecchi sogni dell'anno scorso.  La gente li dimentica o li abbandona in giro, magari perché non riescono mai a goderne.  Ma sono bellissimi,  sfavillanti e colorati, pieni di gioia e risate, calore ed Amore.  È un peccato gettarli, siamo degli spreconi! Pensa che c'è chi li abbandona poco prima di farli diventare realtà solo perché ha paura di vederli meno colorati,  ma si sa che il prezzo della realtà è un sottile e sfumato tono di grigio.
Io i miei li coltivo e poi li getto con forza sulla grigia parete della vita reale, qualche bel colore vivace ci rimane sempre attaccato e poi vengono fuori delle forme inaspettate.  Prova anche te invece di abbandonare i sogni.