mercoledì 31 dicembre 2014

Preghiera al 2015

Ti prego anno nuovo portami quanto chiedo:

- Qualche problema, in modo che non mi annoi ed impari cose nuove.
- Qualche acciacco, così che senta il bisogno di muovermi.
- Qualche antipatico, in modo che possa provare la mia empatia ed impari a conoscere le persone.
- I soldi precisi, in modo che non faccia pìù il passo più lungo della gamba.
- Qualche attesa, in modo che possa trovare il tempo per riflettere.
- Un po di sfiducia negli altri, così che non mi deludano.


Buon 2014, ti saluto e ti ringrazio per tutto quello che mi hai insegnato.



Filastrocca per l'anno nuovo

Nuovo anno che farai?
Chi sa cosa porterai!

Influenza e raffreddore,

un sorriso a tutte le ore,

gente nuova e gente persa,

forse il vento che mi sferza.

Ma che cosa insegnerai?

Che la vita in tutti modi

è si bella ed assai preziosa

come l'innocenza di un bambino

nella mano al suo fratellino.

Cosa chiedere

Sta terminando il 2014 e come tutti gli anni sembra necessario fare un bilancio.......

Non lo fate.
La vita è un continuo divenire, come una scala che scalate man mano che la costruite.

Cosa vi aspettate dal prossimo scalino?

Personalmente di poterlo costruire sulla coerenza degli altri, oltre che della mia.
La perplessità nasce dal fatto che chi è incoerente non si rende conto di esserlo e lo negherà con tutto se stesso o lo ammetterà solo parzialmente.
L'unica soluzione è imparare a mettersi nei panni degli altri prima di intraprendere una scelta e pensarci molto.

Quindi Auguri a tutti, vicini e lontani ma sopratutto a chi rimane nel cuore.

venerdì 26 dicembre 2014

Un ringraziamento profondo Eric Berne

Sento di dover qualcosa e dover ringraziare,  anche se in via postuma, una persona che con la sua opera è riuscito a dare una spiegazione a cose che sapevo ma non riuscivo a definire completamente in via razionale,  nella relazionalitá tra gli individui che mi circondano ed hanno influenzato pesantemente la mia vita.
Esiste un perché nelle azioni e nei sentimenti delle persone, se vogliamo veramente aiutare qualcuno è fondamentale conoscerlo.
Un grazie Eric Berne ed a tutti coloro che seguono la sua strada.

giovedì 25 dicembre 2014

Liberta

Finalmente.....
Il mio compito é finito, quello che doveva accadere é successo.
Molti mi accusano di manipolazione; in realta si tratta di condurre le persone sulla strada giusta e di donare una carezza di vita. Che gli uomini credano pure alla completa autodeterminazione, non sono soli a decidere.

Regolare un piccolo ingranaggio puo modificare il funzionamento di una gigantesca macchina.

Ogni vita ha un senso, ogni morte ha un significato anche quando appare assurda.

Un caldo abbraccio alla bambina che ho protetto, ora posso volare......

Addio Luce.

mercoledì 24 dicembre 2014

Il mio albero di Natale

È un rito vero e proprio quello della preparazione dell'albero di Natale.
C'è un certo senso di dejavu quando lo facciamo ed uno strano senso di malinconia quando lo smontiamo.
La cosa interessante è che tutti gli anni proviamo a farlo più bello e ricco, riempiendolo, in questo modo, di significati profondissimi.
Non è meramente un oggetto compensativo però,  è in realtà un contenitore, una scatola "magica" destinata a raccogliere quello che è il nostro Vissuto interiore in termini di passato ed aspettative. In realtà una sorta di totem sotto il quale raduniamo i "premi"per essere stati più o meno buoni.
Il passato invece si rianima dai ricordi derivati dal gesto con il quale appendiamo una pallina;  ogni addobbo è un ricordo di infanzia o un sentimento provato. Ricordiamo i genitori,  tutto quello che hanno rappresentato per noi ed inevitabilmente quando quel ricordo ci attraversa la mente,  noi ci proiettiamo nei nostri figli con gli occhi dei nostri genitori.
L'Albero però è anche un ricettacolo di tempi recenti per la nostra mente e quando lo facciamo "ripassiamo" l'ultimo anno, stendendo un bilancio.
Possiamo affermare che addobbare l'albero, per coloro che si sanno leggere dentro e sono consci delle loro emozioni e sentimenti è un'impresa che difficilmente lascia indifferenti.
Per quanto mi riguarda, anche se non particolarmente addobbato,  l'albero di casa mia è pieno di passato remoto ma stracolmo di quello recente e finché attacchero un piccolo omino di terracotta tipo "pan di zenzero", con il sorriso sulle labbra mi posso ritenere in libertà e cosciente.

Un augurio sincero a tuti coloro che Amo e non smetterò mai di abbracciare nel mio cuore.

mercoledì 17 dicembre 2014

Il Principe rospo, la Principessa ed il muro

C'era un volta....

.....un rospo bruttissimo che era stato un principe.
Viveva nel mondo di fiaba di Prato Fiorito, pieno di fate bellissime e streghe cattive; non che le fate fossero buone, anzi spesso erano proprio capricciose.

Il Principe rospo, abitava nello stagno del giardino di Re Fato ma non si era mai fatto notare perché si vergognava moltissimo.
Un giorno sentì avvicinarsi la voce di una delle figlie di Re Fato e lui si nascose dietro un sasso.

"Accidenti, come posso fare? Mio padre mi vuol maritare per forza ad un principe ma io non voglio! Voglio ancora essere libera e vedere il mondo, fare amicizie ed imparare cose.......non voglio rinchiudermi in un castello ad aspettare mio marito che torna dalla caccia!" disse a voce alta.
Continuò a lamentarsi per un pò mentre il principe rospo si teneva nascosto.
Questa scena si ripete per molti giorni ed il principe Rospo rimaneva ad ascoltare interessato.

Un giorno la principessa arrivò e cominciò a piangere senza dire parola.........

Il Principe Rospo rimase un pò in silenzio, poi sapendo che non lo avrebbe mai distinto in mezzo a tutte quelle piante iniziò a parlare.

"Mia cara principessa, cosa è che ti affligge? Sei forse costretta a fare qualcosa che non vuoi fare?"

La principessa rimase spaventata ma poi risposte con voce flebile.

"Si mio padre vuole che domani incontri il principe Sandro al quale mi vuol maritare. Ma io non voglio; è una persona odiosa che pensa solo alle forme ed ai modi di fare, inoltre è un maligno che parla sempre male degli altri."
"Ma tu chi sei?"

Il principe rospo prese coraggio e si mostrò lasciando la principessa perplessa e sbigottita.

"Mia cara principessa, ho sentito le tue lamentele nei giorni scorsi e comprendo il tuo disagio. Sò che non puoi fidarti di uno sconosciuto rospo parlante ma ti prego mettimi alla prova.".
"Se vuoi evitare di piacere al principe Sandro devi comportarti come lui; cerca di essere molto formale e quando sarete da soli sparla di chi hai a cuore. Vedrai che lo intimorirai perché in te vedrà riflesso se stesso."

La principessa ascoltò con attenzione ed il giorno dopo seguì il consiglio del Principe Rospo.

Il principe Sandro rimase inizialmente affascinato dai modi formali della Principessa ma quando rimasero a passeggiare soli nel giardino dopo un'ora di confidenze, si congedò in tutta furia.

La principessa da quel momento andò a trovare tutti i giorni il Principe Rospo ed iniziò una stretta amicizia. Lei raccontava tutte le avventure che viveva e le sue aspirazioni mentre il Principe Rospo la riempiva di consigli e gli raccontava cosa avrebbe voluto fare se fosse tornato principe.
Inoltre, grazie ai consigli del Principe Rospo, la principessa riusciva ad allontanare tutti gli altri Principi.

Dopo un lungo periodo la principessa si rese conto che non riusciva a staccarsi dal Principe Rospo, mentre lui si rendeva conto che avrebbe voluto condividere tutte le cose che gli raccontava la principessa. In parole povere si erano innamorati........

Si erano innamorati di quello che uno riusciva a dare all'altro e presto venne il giorno in cui si dichiararono.

"Mio caro amico rospo devo ammettere che non riesco a fare a meno dei tuoi consigli e la tua presenza mi rende calma e sicura.......  Inoltre non sono serena quando sono lontana da te........provochi qualcosa in me che non riesco a placare se non standoti vicino e non potevo fare a meno di dirtelo, perché diversamente sarei esplosa."

"Mi lasci senza parole mia cara; non me lo sarei mai aspettato...... Devo ammettere che quello che dici vale pure per me; non ho potuto fare a meno di aiutarti e venirti incontro quando avevi bisogno ed ora la tua assenza mi addolora."

Dunque la principessa si avvicinò dolcemente al principe e disse:

"Credo sia arrivato il momento di darci un bacio......e forse tu diventerai nuovamente un principe...".

Il rospo tentò di ritrarsi ma non fece in tempo e così i due si baciarono.

La principessa riaprì gli occhi ed il rospo era ancora lì......

"Eh no!! Mia cara principessa credi che sia così facile!"

"Ma Principe Rospo io tengo tantissimo a te! Dimmi cosa devo fare per renderti di nuovo un principe......."

Essendo un mondo magico i principi e le principesse non avevano vita facile, streghe e fate birichine erano moooooolto furbe.

"Mia cara.......l'anatema che mi è stato lanciato da quella stregaccia diceva questo:  Sarai rospo fintantoché chi ti ama veramente non sarà capace di farti male fino ad ucciderti!"

La principessa rimase di sasso......avrebbe dovuto uccidere il rospo per poterlo vedere nuovamente principe!!!

"No, NO!! non posso farlo, non posso ucciderti per poterti ritrovare!"

Il rospo con calma disse alla principessa:
"Ha senso la mia vita se non posso completarla? Ha senso vivere così? Ora che ti ho trovato, cosa dovrei fare?"
"Se non riuscirò ad essere me pienamente, insieme a te dovrò vivere una vita a metà, senza alcun senso pieno.......e non sarà vita......come quella che ho vissuto fin ora in mezzo ad alghe ed insetti, accontentandomi di darti dei consigli ed amandoti dentro me stesso."

"Ti prego cara.....prendimi nella tua mano..."

La principessa, in lacrime lo sollevò lentamente e con delicatezza.

"Ora Amore mio, stringimi e scagliami con tutta la tua forza sul muro del castello..."

"No, ti ucciderò così, Principe Rospo!"

Il Rospo guardò negli occhi la Principessa e disse:

"In qualsiasi modo, uccidendomi mi salverai..........lanciami!".

Il forte rumore sordo fece alzare in volo tutti gli uccelli del giardino.

Da quel giorno, tutti gli anni la principessa portava una corona di fiori al piccolo altare incastonato nel muro.
Poi girandosi guardava negli occhi l'uomo che aveva accanto e che la osservava pieno di meraviglia:

"Se non fosse stato per lui......io non avrei mai trovato te........" e così dicendo lo baciava.


martedì 9 dicembre 2014

Vento birichino

Vento birichino, fai raffreddare il mio bambino.
Vento bricconcello,  dove hai messo il mio cappello?
Vento profumato, nel tuo alito la vita mi hai portato.
Vento delicato, il viso mi hai accarezzato.
Vento arrabbiato,  il mio animo hai turbato.
Vento mio fratello, porta la mia voce a chi condivide il mio fardello.
Vento Amore mio, insieme a te ci sono io.
E se qualcuno mi ha dimenticato,  che il ricordo gli sia portato.


lunedì 8 dicembre 2014

Grazie a tutti

Ringrazio tutti coloro che mi stanno leggendo.

Stati Uniti, Germania, Russia, Francia, Polonia ed Italia; un grazie sentito, perché vuol dire che riesco a trasmettere qualcosa ed è quello che mi proponevo.

Riuscire ad emozionare, anche poco, le persone e "raggiungerle" in qualche modo è estremamente gratificante.

Spero di potervi dare qualcosa di più in questo periodo natalizio, mi impegnerò al riguardo magari con qualche foto inserita nelle favole e poesie.

Se avete dei figli, cercate sempre la gioia nei loro occhi; ricordatevi che i loro occhi sono lo specchio della vostra anima. Se non ne avete, pensate a chi vi ama e ricordate che non siete soli.
In qualsiasi caso, fate gli altri partecipi della vostra gioia, anche se non gli importa niente........

L'importante è non fare come gli struzzi e nascondere quello che abbiamo dentro; anche se doloroso è pur sempre un dono. Magari serve a tirare fuori gli artigli.

Si combatte sempre............sempre coerenti con se stessi.

Grazie.

martedì 2 dicembre 2014

Ho già scritto di luoghi che danno serenità.
Questo è uno di quelli, a prescindere dai ricordi che racchiude.


Qui tornerò sempre per pensare in solitudine e scrivere.


La nuvola ed il mare

La grande nuvola si posò alta sopra il mare nella notte buia.

"Hey amico mare! Cosa fai?"

Lui rispose: "Placido rifletto in mille gioielli la luce della luna. Ma mi annoio."

"Pure io mi annoio, il mio amico vento è sparito. Chi sà dove si è cacciato, non stà un attimo fermo!"


Dopo un poco di silenzio, il mare iniziò a dire con fare sornione.
"Ho voglia di rompere questo silenzio, ho bisogno di un pò di confusione......."

Nel dirlo il tono della sua voce si fece scherzoso e con un riflesso di luna fù come se avesse strizzato l'occhio alla nuvola.

Allora cominciò ad ondeggiare, più forte e sempre più forte.
La nuvola si gonfiò tutta ed iniziò ad emettere lampi.

"Dai dai! Facciamo una tempesta, un temporale, facciamo confusione!", dissero tutti e due insieme.

Il mare spumeggiò e si agitò tutto, con le onde che diventavano schiuma e schizzi sugli scogli, il suo ruggito si sentiva da lontano "Woooosshhhh, Splash, Wooooshhhhh".
Dal canto suo la nuvola emetteva fulmini e grandi scrosci di acqua con tuoni potentissimi. "Kabooomb!! Scrakkkkkk, booooooooom".

Fù così per tutta la notte e chi guardava da lontano pensava "Povere navi che incappano in quel temporale!".
Ma il mare e la nuvola erano stati molto attenti a non fare male a nessuno; perché quella era una finta lotta, come due amici che si azzuffano per gioco e non si fanno male.

La mattina dopo erano esausti.
"Abbiamo fatto una bella festa stanotte!", disse nuvola con voce fiacca.

"Si", disse il mare. "Ed ho deciso di lasciare dei regali sulla battigia a chi oggi, in questa alba, vi farà una passeggiata".

La spiaggia era ricoperta di meravigliose conchiglie e sassi coloratissimi.

Quando due amici, si divertono con il cuore, non possono che venire cose belle.



sabato 29 novembre 2014

L'inganno di Occhio grande e Batuffola Nasuta

I mostri fanno paura e fanno scappare a gambe levate gli uomini che li incontrano, negli armadi chiusi, nei bui scantinati o nei freddi boschi.
Lo sapevano bene sia Occhio Grande e Batuffola Nasuta; lo avevano sentito dire dai loro genitori mostri e lo avevano verificato quando insieme incontrarono una squadra di Boy Scout.
Un fuggi fuggi generale! Chi si arrampicava su di un albero, chi si buttava nel dirupo, chi correva in mezzo ai rovi, nessuno che li avesse neppure salutati!
La scena fù esilarante ..........
Occhio e Batuffola però si resero presto conto che non avevano altri amici con i quali giocare; inoltre pure a loro facevano paura gli armadi chiusi, l'ululare del vento, le notti senza luna e pure quelle con la luna piena! Quindi non giocavano molto insieme per paura di perdersi nel bosco o di trovare altri uomini, che in realtà erano bruttini ed a volte pure cattivi.
Ogni sera rientravano in casa e si sbarravano....perché sapevano che i mostri esistevano veramente!


A dire il vero sia Occhio che Batuffola erano molto timidi e non parlavano molto delle loro cose personali.

Occhio era una piccola sfera grigia, ricoperta di squame, con un grande unico occhio, due braccia lunghe fornite di mani con dita altrettanto lunghe ed affusolate.
Batuffola era una palletta di lungo e morbido pelo, con una grande bocca piena di piccoli denti, due piccoli bracci e due gambette esili esili, pure quelle pelose. Dal pelo spuntava un grande e morbidamente peloso naso.

Un giorno si misero a parlare delle loro paure.
Occhio disse "Sai che la sera quando mi chiudo in casa, nelle notti di luna piena, sento come un lamento, molto bello. Deve essere una di quelle sirene che ti incantano e poi ti portano alla morte!
Anche se è bello io mi tappo le orecchie, così non lo sento e non mi prenderà mai!"

Batuffola gli rispose "Pure io certe notti, quando non vedo luna, sento un suono cupo e melodioso, basso e poi alto. Deve essere un Orco che cucina qualche malcapitato! Io chiudo tutto e mi nascondo sotto le coperte in maniera di non sentirlo e non farmi trovare!"

Insieme dissero: "Siamo proprio furbi a non farci incuriosire ed a non cadere nel loro inganno!"

Con il tempo si raccontavano quando sentivano i suoni spaventosi e tutte le cose che facevano per non sentirli. Batuffola arrivò a mettersi le candele nelle orecchie ed Occhio a nascondersi in una cassa....rimanendoci chiuso dentro.

Passarono i giorni ed Occhio e Batuffola presero confidenza; decisero di parlare dei loro interessi e delle cose che gli piaceva fare.
Ma siccome Batuffola voleva che fosse Occhio a parlare per primo ed Occhio che fosse Batuffola decise che si sarebbero incontrati il giorno dopo ed avrebbero mostrato il loro passatempo preferito, l'uno a l'altro in contemporanea.

Occhio si presentò nascondendo qualcosa in una grande custodia mentre Batuffola non aveva niente con se.

Batuffola disse:" Per capire cosa è il mio passatempo dovrai chiudere gli occhi!"
Occhio rispose:"Perfetto perché te dovrai fare la stessa cosa!!"

Entrambi si prepararono e chiusero gli occhi, scandendo un conteggio:
"...1.....2......e ...3".

Una musica meravigliosa accompagnò perfettamente un canto delicato, prima dolce e poi più forte.

Poi fù il silenzio.

Occhio e Batuffola si guardavano ad occhi spalancati! Si misero a ridere finché no gli vennero le lacrime e poi......ripresero a suonare e cantare; lo fecero fino al tramonto senza mai fermarsi e tutti gli animali del bosco vennero ad ascoltarli in silenzio.

Guardando il tramonto sulla collina, si presero la mano.

"Io avevo paura del tuo canto nelle notti di luna piena Batuffola, ti chiedo scusa.....che sciocco, non voler sapere......"

"Mentre io avevo paura del tuo violoncello! Che cosa mi sono persa fin ora!! Mi vergogno........"

Nel bosco, da quel giorno, quando il tempo lo permetteva la luna piena guardava benevola i due amici fare insieme la cosa che più gli piaceva.

E tutti furono felici e contenti.



lunedì 10 novembre 2014

Filastrocca degli scacchi

C'era una volta una bianca Regina,
chiusa in una bianca Torre,
che aspettava il suo bianco Re,
che arrivò su un bianco Cavallo.
L'Alfiere vestito di bianco gli aprì la porta,
ed uscirono 8 Soldati in uniforme bianca.

Ma dall'altra parte del bosco....

Otto neri Soldati uscirono dalla nera Torre,
mentre il nero Alfiere sventolava la bandiera,
nero era il Cavallo che portava il nero Re
ed al seguito una nera Regina gridava..

...."Guerra! Guerra!!"

martedì 4 novembre 2014

La lotta

Sono preparato da una vita.
Sono forte e determinato ma tu non cedi.
"Devi morire!! Devi morire....."
Ti sferro i colpi più micidiali con tutta la forza che ho,
il tuo sangue mi schizza il viso e mi sporca,
i miei calci affondano nel tuo corpo.
"Ma perché non cedi!!"
Eppure solo la tua presenza mi ferisce in maniera mortale.
Sono sfinito.......
I miei colpi perdono forza e diventano lenti.
Potresti evitarli ma non lo fai, rimani lì a guardarmi incredulo ed intanto incassi.
Sei distrutto esattamente come lo sono io.
"Muori! Ma perché non muori?!? Come è possibile?!?"
Rimani lì a guardarmi mentre tutto inizia a girarmi intorno; poi cadiamo insieme.
Cadiamo a terra io e l'Amore che ho tentato di uccidere fin ora invano.
Il sangue mi appiccica ed il dolore mi stordisce, sò che domani mi sveglierò dolorante e malconcio mentre tu mi guarderai seduto, con i tuoi occhi increduli.

sabato 1 novembre 2014

Il giorno dei morti

Cala il sole su questo luogo.
La luce morente pare rafforzare le altre mille che mi circondano quá dove riposano i ricordi di coloro che furono; loro sono ora il ricordo di quello che siamo stati noi.

domenica 26 ottobre 2014

Dono o condanna

I figli ereditano molto dai genitori, caratteristiche fisiche, modi di fare e molto altro.
I genitori sperano che vengano passate solo le cose positive ma in realtà sanno benissimo che erediteranno pure i difetti.
Poi ci sono quelle caratteristiche che possono rappresentare sia un dono che una condanna.
Oggi ho avuto prova inconfutabile che i miei figli mi somigliano, spero riescano a fare uso di certe caratteristiche meglio di me; non mi sento in grado di insegnargli niente per certe cose; posso solo affermare che viste da fuori fanno un grande effetto........

venerdì 24 ottobre 2014

Educazione

La prima cosa che insegna un genitore é solitamente l'educazione formale.
Si insegna al bambino quali azioni non vanno compiute.
Con la crescita, fin dai primi anni, risulta necessario implementare questo metodo con uno propositivo, in modo da stimolare la reattivitá del bambino e la formazione del carattere.
Viene di solito tralasciato, quando l'etá lo consente, di rendere cosciente il bambino che é vero che certe cose non vanno fatte, che altre vanno intraprese ma che altre ancora vanno fatte nel momento giusto oppure vanno affrontate solo se le forze per farlo risultano sufficienti. Inoltre, nelle relazioni con gli altri, dovrá comprendere che spesso é necessario pagare lo scotto degli errori altrui o della loro inadeguatezza.
Tutto questo serve a costruire un relazionalitá più consapevole e soddisfacente.

giovedì 23 ottobre 2014

Gioia primordiale

Non é valorizzabile la gioia e la serenitá trasmesse da un bimbo che gioca. In lui, specie se nostro figlio, rivive il bambino che é in noi.

Barchetta e Bruno - 2 capitolo -

Sono inutili le membra placide se l'animo scalpita.
Questo pensava la barchetta mentre le onde birichine la spingevano. Ancora nessuno l'aveva raccolta per poter leggere quello che c'era scritto.
Era molto che navigava spinta dal mare, senza dover far niente e tutto la metteva in agitazione, quando all'orizzonte vide un barca, una barca vera!
La corrente la spinse proprio lì........
Due grosse mani rugose e callose la presero e due occhi azzurri più del cielo la fissarono da sotto le sopracciglia bianche come la neve, sormontate da tante rughe.
"Accidenti come sei vecchio!", pensò.
Bruno posò la barchetta accanto la canna da pesca e la cassetta degli attrezzi; iniziò a squadrarla e fece un'espressione stupefatta.
"La carta ha resistito all'acqua ed alla salsedine! E l'inchiostro non si è sbiadito, come è possibile! Sembra magica; sarà una di quelle nuove diavolerie chimiche........".
Iniziò a leggere  tutto quello che era scritto nella barchetta e la sua espressione, nonostante le rughe di quell'enorme viso spigoloso, cambiava ogni riga. Iniziò a ridere di cuore, poi divenne serio ed il suo sguardo si perse nei ricordi....poi la lacrima......poi di nuovo un sorriso. Le speranze dei ragazzi e quel sentimento, che ora non mi sento di nominare,  avevano acceso qualcosa in lui.
Bruno cercò furiosamente una penna in cambusa e quando l'ebbe trovata stese la barchetta con delicatezza su di un piano. Avrebbe potuto riempirla con pensieri di una vita ma per rispetto, scrisse solamente una frase.

"Quello che viviamo realmente è quello che sentiamo con il cuore. Al mio Amore che fù e che mai morirà dentro di me."

Piegò nuovamente la barchetta, ora riempita con un pensiero nuovo e la mise in mare, con animo sereno sapeva di aver fatto qualcosa per qualcun'altro..........

martedì 21 ottobre 2014

Il Sole triste, le stelle amiche e la Luna

Il sole come tutti i giorni splendeva sulla terra, donando il sorriso a tutti coloro che lo osservavano. Vide gli uomini che numerosi abitavano la terra e che si aiutavano tra loro.
Pensò a voce alta: "Magari anche io non fossi solo!".
"Ma non lo sei!", rispose una piccola e squillante voce.
"Lo sò mia cara stella ma è come se lo fossi; posso parlare con te ma non posso vederti".
"E cosa vuol dire mio caro amico"; rispose un'altra voce. "Noi siamo sempre al tuo fianco".
"Lo sò e ne sono consapevole ma potervi vedere sarebbe per me il più grande dono; vi posso immaginare, vi posso pensare e scambiare idee con voi ma niente sarebbe più grande che poter ammirare la vostra bellezza e tenere la vostra immagine nel mio cuore".
Il sole era triste, avere così tante amiche e non poteva vederle.
Una voce più grossa si fece sentire.
"Mio dolce compagno, io posso alleviare le tue pene.". Rispose il tenue spicchio di luna che abitava in un angolo di cielo.
"Ti coprirò ed il tuo bagliore sarà offuscato....".
Detto questo la luna coprì nella sua interezza il sole ed il giorno si fece notte. Le tenebre coprirono la terra ma un enorme sorriso illuminò il sole; finalmente poteva vedere le sue amiche stelle!
E si innamorò di ogniuna perchè erano diverse e brillavano tutte di una luce propria; le osservò tutte e gli sorrise la loro immagine ora era nel suo cuore.
La luna, stanca ma soddisfatta si spostò e promise al sole che appena fosse stato possibile lo avrebbe nuovamente aiutato.
Il sole rispose "Grazie mia cara, io ti prometto di brillare il più possible per donarti luce......".

lunedì 20 ottobre 2014

I posti dello spirito

C'è poco da fare.
Ogniuno di noi ha un luogo nel quale riesce a riorganizzare le idee; un posto dove ti senti tranquillo e puoi trovare l'ispirazione, magari per qualche fiaba.
Il mio non è un posto molto speciale a mio avviso anche se Giuseppe Verdi lo ha definito "Ecco i più splendidi panorami che abbia mai visto".
Non ci credeva nemmeno lui, vogli sperare.....
Comunque sia qua ho sempre dato chiarezza alle mie idee e tutte le volte che l'ho fatto ho scattato una foto.
Devo pure riconoscere che tutte le volte che mi è capitato è dipeso da fattori esterni.
Bene, vediamo se riesco a trarne qualcosa.


Ecco l'ispirazione per una bella favola.

Tornando a Giuseppe Verdi; sicuramente il signore della Danimarca con il quale ho fatto il tragitto a piedi si ricorderà di me, oltre  che per la conversazione, mi ha ringraziato calorosamente per le delucidazioni che gli ho dato sul posto.
In effetti non posso negare che il mio paese oltre ad essere ben servito è pure accogliente.
Stai a vedere che Verdi non si riferiva solo al paesaggio.....

martedì 14 ottobre 2014

Auguri Pensiero, filastrocca di auguri

Auguri! E' un pensiero.

Penso agli auguri
seguo il pensiero
non si ferma alla data
non si ferma alla testa
scende giù fino al cuore e li si arresta.

E' vero! E' vero!
E' un vero pensiero, di augurio sincero.






domenica 12 ottobre 2014

Il piccolo saluto

Oggi, proprio oggi intorno l'ora di pranzo ho avuto una visita.
Molto gradita ed ispiratrice.


Pettirosso, segno di vita.
Prospera il pensiero riflesso, portato dal tuo battito di ali.
Ricordo di oggi, segno di ieri, cinguetti e mi chiami, risvegli il sorriso sul mio viso.

sabato 11 ottobre 2014

L' Allegoria

Il silenzio era infastidito dal brusio di sottofondo, nella buia sala si percepivano solo vaghe ombre sedute.

"Nonna, ma cosa aspettiamo quì seduti?" disse il piccolo Patrizio.

"Una cosa importante....", disse sottovoce nonna Margherita.

Improvvisamente una luce accecante si accese ed il tendone si aprì, mentre un frastuono assordante riempì la sala; trombe, chitarre e canti riempivano l'aria, mentre dei fuochi di artificio esplodevano ovunque. La luce si affievolì e mille personaggi riempivano il palco.
Dottori frenetici con nasi rossi, venditori ambulanti colorati e variopinti che sventolavano la merce ed urlavano, altri che guardavano verso il pubblico e parlavano, chi dolcemente e con fare delicato altri in modo arrabbiato, restavano quasi immobili a fissare il pubblico, parendo quasi che guardassero proprio  Patrizio.
Un carro attraversava il palco, pieno di giocattoli e ragazze mezze svestite e sgargianti, che sorridevano maliziose.
Un altro pieno di persone in doppio petto, chi rideva, chi era arrabbiato e chi cantava dei motivetti.
Tutti parlavano e nessuno ascoltava gli altri.

Chi spingeva gli altri, chi li tirava, chi li accarezzava e baciava.
Scoppi improvvisi di petardi, risate e pianti.

Il tutto era una accozzaglia rumorosa e disorganizzata ma che pareva avere un senso.

Poi la musica si affievolì, gli attori diminuirono e restavano, man mano, solo quelli che guardavano e parlavano al pubblico.
Rimasero pochi arrabbiati e quelli che parlavano dolcemente si diedero la mano, continuando a guardare Patrizio.

La musica cambiava, da veloce a lenta, da allegra e gioiosa a triste e malinconica, sempre con volumi diversi.

Il tutto era incredibilmente molto bello.

Patrizio guardò nonna Margherita e chiese "Ma cosa è?  Non capisco il senso anche se mi piace."

Margherita guardò il nipote e con un sorriso delicato lo baciò in fronte "E' la vita Patrizio....è la vita....".

Alla mia Luce, un piccolo pensiero.

Ricorrenze

Utile incasellamento,
sistemazione cronologica degli eventi,
promemoria di cose importanti,
culla del ricordo.
Ma sono "solo" emozioni, non ci raccontiamo bugie.

Il 12 è una data importante....per me.
E' un numero che ricorda il giorno in cui ho visto la luce ed
è il giorno in cui Luce mi ha trovato, proprio in questo mese.

Sembra strano farlo ma a volte certe cose escono dal cuore senza volerlo e bisogna farle uscire, perché domani è tardi per farlo.

Auguri ed "In bocca al lupo".

Auguri per quello che è stato e per quello che sarà.

Una rosa con un nastro rosso......questo è un ricordo.

Un abbraccio che arriverà, questo è un qualcosa che sarà.




Alla mia Luce.

mercoledì 8 ottobre 2014

Filastrocca della buona notte

Saluta l'angelo dorato che ti porta il cesto pieno di sogni.
Metti in ogniuno di essi un seme di serenita.
Fai crescere nel riposo i frutti delle gioie di domani.
Buonanotte Amore.

lunedì 6 ottobre 2014

La Barchetta di carta - 1 capitolo -

La penna scorreva liscia sul foglio e lui era molto contento; i pensieri prendevano forma ed i sogni sembravano vicini.
Il foglio sapeva che sarebbe cambiato, che lo avrebbero trasformato e così fù.
Dopo che Sara e Giacomo ebbero finito di scrivere, iniziarono a piegare la carta e piega dopo piega la carta divenne una barca.
Un piccola barchetta di carta totalmente ricoperta di sogni, una scrittura spigolosa ed allungata ed un'altra più precisa e delicata.
Era felicissima, sapeva di racchiudere un sacco di idee e di propositi mentre Sara e Giacomo la guardavano felici e poi si guardavano negli occhi. Questa cosa ha un nome preciso ma è così forte che non mi sento di scriverlo.........
Uscirono e Sara teneva la barchetta nella sua mano; era emozionata.
Il tempo non era bello, piovviginava ed un vento burlone e freddo scuoteva le onde del mare.
Sara, Giacomo e la barchetta attraversarono la strada, poi la spiaggia piena di ciottoli ed arrivarono agli scogli. Sara e Giacomo si tenevano la mano e si abbracciavano per ripararsi dal freddo e tenere la barchetta al sicuro.
Giacomo prese la barchetta e si chinò da uno scoglio verso l'acqua, Sara lo afferrò per la maglia.
"Occhio a non cadere o ti bagnerai tutto!" un pò preoccupata.
"Stai tranquilla, sò nuotare" disse ridendo Giacomo.
Così facendo Barchetta (così ora la chiameremo), iniziò il suo viaggio; in un mare arruffato e freddo, con due ragazzi abbracciati che la guardavano allontanarsi e piegarsi fra le onde dispettose.
Barchetta viaggiò e viaggiò, sorretta dagli scritti, dalle idee, le speranze di Sara e Giacomo racchiuse in quella parola che ora non scriverò, fiduciosa e piena di speranza, verso un mondo che non conosceva ed un futuro fatto di onde ed altre mani che la avrebbero raccolta e poi rimessa in acqua...........

mercoledì 1 ottobre 2014

Preghiera alla Rabbia

Nasci dal riflesso degli altri dentro di me.
Salvami dalla palude nella quale mi hanno attirato,
non ingabbiare tutto il resto che ho dentro,
le sbarre sono già tante alla fonte del dolore.
Fammi uscire dal pantano nel quale rischio di affogare
a causa dell'odio altrui, dalle promesse infrante, dall'impegno vano.
Aiutami e poi lasciami perché dopo mi sbraneresti e non volerei più.
Angelo mi hanno chiamato e per salvarsi, mi hanno strappato le ali con lenti movimenti.
Aiutami ed almeno te, non tradirmi con l'inganno di una finta forza.

domenica 28 settembre 2014

Parentesi di riflessione sulla vita

Un pensiero a Giulia; sconfitta dal buio dell'anima e lasciata la speranza, malata, ha rinunciato al dono più grande e ci ha salutato portando con sé la vita che aveva in grembo.
Un pensiero a Silvia; con una malattia che gli impedisce e segna la vita,  lotta e riesce a mettere avanti, avendone cura, chi gli sta intorno.
Siamo importanti nella misura in cui riusciamo a cambiare la vita degli altri,  ci salviamo nel momento in cui aiutiamo chi amiamo, non siamo soli quando ci confrontiamo con noi stessi e le nostre paure, nel conforto dell'amore di chi ci sta accanto.

Chiedo scusa a chi mi segue se ultimamente le fiabe hanno cambiato orientamento.

venerdì 19 settembre 2014

Acqua che scorre

Ho i piedi bagnati.
Da dove viene tutta questa acqua?
Seguo il rivo e sento un flebile suono.
È tiepida e salata,  mi bagna la pianta dei piedi che calpestano questo percorso.
Tanti bivi,  tante scelte e strade da seguire ma io voglio sapere da dove viene l'acqua.
Incontro spesso una donna, bella ed altera che mi consiglia:
"....non di qua ma di là. ....."
Ma Ragione, bella Signora non ascolto.
Seguo l'umido percorso verso la fonte
Ed il suono cresce in un ripetuto singulto.
Un'altra  bella Signora mi sbarra la strada, è vecchia ma salda e con sguardo triste mi affronta:
".....meglio per te di là. ...."
Ma Saggezza bella Signora io ignoro.
Perché?
Svolto ai bivi, seguo l'umido sentiero
Ed arrivo al centro del dedalo.
Da un enorme rosso cuore sgorga l'acqua, pieno di crepe ma resistente.
Appoggio l'orecchio ed il suono è pianto di bambino sconsolato,  senza posa e sincero.
Senza posa è il singulto che alimenta il rivo.
Dalla serratura scorgo la sua ombra scossa.
O mia bella Signora tu hai la chiave
Ma in questo dedalo dove sei Felicità?
Ho incontrato le tue sorelle ma mi allontanavano dalla Fonte.
Percorrero i bivi alla tua ricerca e forse poi l'umido rivo con la chiave ritrovata.

domenica 14 settembre 2014

Il piano dove scivola la vita

Intuendo verso dove si va a cadere nello scivolare della vita. ......

La scelta giusta non è opporre resistenza ma tentare di cambiare il punto di caduta con lievi aggiustature. In effetti gia provandoci le cose cambiano.
Quando poi ci si ferma e cerchiamo di calcolare i danni, il punto di vista é cambiato. Si chiama esperienza di vita.
Alla fine chi si fa scivolare senza aver provato a cambiare qualcosa non ha mai realmente vissuto.
Anche se ci facciamo male, ne vale sempre la pena.


domenica 7 settembre 2014

L'incontro tra cuori bambini,  lo vuole il caso o arriva cercato.
Due occhi fanno da finestra al cuore
Che inevitabilmente duole e gioisce
Di speranza trovata e perduta.
Ma se sapessero!
Chi non vuol vivere non vuol nemmeno soffrire.
Chi già è morto dentro non soffre ma sopratutto non spera.
Grazie vita che porti ogni giorno qualcosa dal quale sperare amore.

lunedì 1 settembre 2014

La piccola mongolfiera

Sapeva di essere importante,  almeno per lei, quella piccola bambina dai lunghi capelli neri e gli occhi profondamente chiari tra il verde ed il blu.
Ci aveva messo un sacco di tempo a  costruirla e l'aveva riempita dei suoi sogni ed aspettative, oltre che una piccola tavoletta di cera per farla volare.
Ma proprio perché era colma di sogni. la bambina aspettava a farla volare e la colorava e le cambiava forma. Un giorno le dette la forma di un cuore e vi scrisse sopra i suoi pensieri ed i suoi sentimenti. La piccola mongolfiera era felicissima! Sapeva che di li a poco avrebbe spiccato il volo.
La bambina la guardo' con occhi grandi ma pieni di malinconia e la lasciò lì; tornò il giorno dopo, con altri colori e pensieri meravigliosi, promesse ed idee da scrivere.
La piccola mongolfiera diventava sempre più bella e lei ne era contentissima.
La bambina tornava ogni giorno ma ogni giorno la guardava con occhi pieni di malinconia ed esclamava sospirando "....non è ancora il momento...." oppure "ora non è proprio possibile....." ed ancora ".....se lo facessi ora sarebbe pericoloso.....".
Durò così per molto tempo, finché un giorno la bambina scrisse solo poche cose sulla mongolfiera, oramai stracolma di bellissimi pensieri e promesse, poi la guardò e pianse. La bambina pianse lacrime amare e singhiozzò lungamente, poi rilesse tutti i pensieri scritti su di essa, li mise nel suo cuore e non tornò più.

La piccola mongolfiera è ancora lì, in attesa che qualcuno faccia volare i sogni della bambina che non ha avuto il coraggio di farli alzare in cielo.

sabato 23 agosto 2014

Sogni

La mia vecchia casa natia;  mio padre che dalla porta di ingresso mi guarda e poi si allontana uscendo.
Ti guardo sdraiata di traverso sulla poltrona,  raggomitolata con la testa sul bracciolo; guardi stanca ed assonnata,  intorpidita dalla melanconia.
Ti accarezzo il viso e baciando la guancia cerco il tuo profumo; cambio stanza e mi giro a guardare da lontano. ......chiudi gli occhi e dormi.  Io fisso la tua immagine.
Mi sveglio e ti sento ancora con me.
Grazie per avermi cercato.

venerdì 15 agosto 2014

I bruchi Gianni e Giorgio

Gianni e Giorgio era due allegri bruchi, belli verdi e grassi.
Consci che un giorno si sarebbero trasformati in farfalle, non facevano altro che mangiare e godersi la vita; Gianni era molto attento e riflessivo, Giorgio aveva sempre fretta di fare le cose per poterne fare il più possibile.
Un giorno, erano a mangiare l'erba alla base di un albero, quando entrambi alzarono lo sguardo alle verdi foglie.
Giorgio disse che sarebbe salito a mangiare quelle succulente leccornie ma Gianni gli disse:
"Sono molto in alto e sei molto visibile, credo sia troppo rischioso per un piccolo bruco come te!".

Giorgio, un pò arrabbiato rispose:
"Cosa credi che non ci riesca? Ti farò vedere io, raggiungerò quella foglia accanto ai piccoli germogli!"


Detto questo Giorgio partì velocemente, per un bruco si intende, e cominciò a scalare l'albero percorrendo tutto il tronco, scivolando tra le nodosità ed arrivando alla base del ramo.
Quando fù lì notò che c'era un nido di uccelli!
Guardò giù verso Gianni che lo pregò di tornare indietro ma niente.
"Sono deciso", disse Giorgio. "Non vedo uccelli nel nido e quando dico una cosa è quella!"; scattò verso le foglie.
Proprio quando passava dietro il nido; un enorme pulcino emerse da esso, guardò Giorgio per un attimo e lo mangiò al volo!
Gianni rimase di stucco poi pianse lacrime amare.
"Maledetto sciocco! Perché vuoi fare sempre tutto quello che ti pare, non può stare tutto in una vita sola!!"

Detto questo Gianni iniziò a creare il suo bozzolo..........

Trascorso il tempo necessario al compiersi della trasformazione, Gianni ruppe il bozzolo e spiegò le sue meravigliose ali bianche, cosparse di disegni gialli e neri. Aveva sognato sempre Giorgio durante la permanenza nel bozzolo.
Spiccò il volo e si diresse al nido ormai abbandonato, lo sorvolò e si posò sul fiore nato dal bocciolo accanto alla foglia. Bevve il nettare, che era dolcissimo e buonissimo! Guardò la foglia ed una lacrima scesa dal suo viso di farfalla si posò sul petalo del fiore a mò di rugiada.
Pensò............."......non può stare tutto in una vita sola......".

mercoledì 13 agosto 2014

Le stelle e il tempo

Francesco guardò ancora una volta suo nonno.
La serata era calda e niente era meglio che sdraiarsi in un prato a guardare il cielo; lontano dalle luci, gli insetti ed i rumori di casa.
Milioni di luci bucavano il buio del cielo e migliaia di disegni potevano essere realizzati unendo quelle luci pulsanti.
Il nonno disse: "E' incredibile guardare un cielo che non esiste più........".
Francesco rimase pensieroso e poi domandò: "Nonno cosa vuoi dire? Io stò guardando questo cielo.....".
Il nonno sorrise e cominciò a spiegare.
"Il cielo che tu ora stai guardando probabilmente è una cosa completamente diversa in realtà ed in questo preciso momento. Tutti questi meravigliosi punti luminosi sono come delle piccole macchine del tempo, che ci mostrano un passato lontano.........
Tutte queste stelle di luce esistono o sono esistite a distanze enormi ed incalcolabili; la luce della loro vita è stata prodotta dalla loro forza tantissimo tempo fà. Così tanto tempo ha impiegato a viaggiare per raggiungerci, che forse nel frattempo la stella è morta o non è più realmente visibile."
Francesco rimase in silenzio e pensieroso poi guardò suo nonno ed una lacrima gli percorse il viso.
"Nonno mi dispiace.........sono così belle e vive queste stelle. Non voglio che siano solo una illusione!".

Il nonno capì la delusione di Francesco, lo abbracciò e continuò a raccontare.

"Vedi Francesco, le stelle sono un pò come i ricordi delle persone. Finché ricordi esattamente i momenti passati con qualcuno, quel qualcuno è come se fosse ancora vicino a te. Se tieni a qualcuno, devi mantenere vivi i ricordi ed invece di mancarti e diventare triste, sentirai la gioia di quel momento ancora viva.
Certo non sarà presente con te ma il ricordo ti consentirà di sentire le emozioni che ti ha portato quella persona.
Quindi finché ricordi, la luce della sua stella brillerà ed anche se la stella non esiste più per te sarà sempre bella e brillante. Devi mantenere il tuo cielo, il tuo cuore, pieno di stelle."

"Ho capito nonno, dimenticare vuol dire rinunciare a qualcuno ed anche ad un pezzettino di me........".


sabato 9 agosto 2014

Caramelle

Le caramelle ci piacciono; non possiamo fare a meno di mangiarle.
Le vediamo di tutti i gusti e le proviamo tutte.
Poi capiamo quali sono quelle che ci piacciono veramente e ne andiamo alla ricerca.
Dove?
Dove le abbiamo sempre cercate, in mezzo alle altre ed in mezzo a tutte quelle maledette punte aguzze e taglienti nelle quali ci facciamo sempre male, chi più chi meno.
Nonostante i tagli ed il sangue cerchiamo le nostre preferite ed iniziamo a scartare le altre.
Se non le trovi ti puoi accontentare delle altre ma alla fine non sei soddisfatto; hai solo un gran mal di pancia senza essere gratificato ed inoltre le cicatrici non vanno via.
Ma smetteresti di cercarle? No, al limite fai una pausa e poi riprendi.

martedì 22 luglio 2014

Il canto della Sirena


Il canto della Sirena
Un giorno Francesco si accostò a suo nonno.
"Nonno cosa sono le sirene?".
"Le sirene sono esseri mitologici,  che non esisterebbero. "
"E cosa fanno?".
Francesco guardò suo nonno con i suoi grandi occhi marroni pieni di curiosità.
"Va bene Francesco ti racconto una fiaba.....".
"C'era una volta un pescatore molto bravo. Il suo pescato era sempre abbondante ed ottimo perché si spingeva dove gli altri non arrivavano.
Un giorno decise di spingersi dove erano sparite una montagna di barche ma c'erano i pesci più grandi e saporiti.
Partì la mattina presto, appena il chiarore si fece vedere all'orizzonte.
Partì sapendo che la sua dura vita un giorno sarebbe cambiata, perché era convinto che l'impegno sarebbe stato sempre ripagato.
Man mano che si avvicinava a quello sperone di roccia il mare cambiava colore.
L'acqua, prima increspata, era diventata una tavola  e sotto il suo pelo dei guizzi argentati la facevano sembrare viva. I pesci.
Il pescatore sapeva però che non doveva fidarsi;  il mare è come la vita,  meravigliosamente bello, meravigliosamente variabile, imprevedibile, crudele e dispensatore di ricchezze, materiali e per l'anima.
Inoltre era pieno di misteri.
Aveva sentito parlare di strani esseri che attentavano alla vita dei marinai e dei pescatori; mostruosi calamari che affondavano navi ed incantevoli esseri che ne strappavano i marinai dai parapetti con la forza delle parole.
Lui stesso, durante maestose tempeste aveva udito voci suadenti che lo invitavano e lo chiamavano; aveva sempre resistito grazie alla forza della sua ragione ed al pensiero dei suoi figli, per poi convincersi che era la sua mente stanca.
Quel giorno l'orizzonte era terso e le tre Sante si stagliavano maestose;  tre enormi torri di pietra nera circondate da piccoli e taglienti scogli che le rendevano inaccessibili,  tranne che a quei fastidiosi gabbiani che però ne occupavano solo la sommità.
La luce penetrava profondamente attraverso l'acqua trasparente ed il pescatore gettò le reti iniziando il suo lavoro; i risultati non si fecero attendere,   Presto la barca si riempì di pesci grandi e vitali, non poteva credere ai suoi occhi, se avesse continuato così si sarebbe assicurato un bel gruzzolo ed i suoi figli sarebbero stati bene per molto tempo. Si lasciò trasportare dall'entusiasmo e non fece caso al dolore delle mani,  del corpo ed alla stanchezza della mente e neppure alle nubi nere che si stavano addensando sopra la sua testa.
Si accorse di loro quando nello sforzo tremendo di issare una rete stracolma un fulmine colpi una delle tre Sante staccandone un pezzo.  Al contempo la pioggia iniziò a sferzare il suo viso mentre inorridito guardava lo sperone schiantarsi sui piccoli scogli in una esplosione di acqua e schegge di pietra; l'onda che ne derivò quasi fece rovesciare la barca.
Iniziò  subito a raccogliere tutto ed a prepararsi,  l'unico pensiero erano i suoi figli e voleva riabbracciarli;  il mare grosso sembrava volerglielo impedire.
Fece appello alla sua esperienza ed alla sua forza ma una potente corrente lo spinse proprio dove era caduto il masso, vicino gli scogli e fu lì che sentì nuovamente delle voci. Un canto o un bisbiglio delicato ma deciso sopra il ruggire del mare e che si trasformava in parole nella sua mente impaurita e fiaccata dalla fatica protratta.
Diversamente da quanto era successo le altre volte decise di avvicinarsi ed in questo caso la corrente lo aiutava sicuramente;  si trovò vicino lo sperone caduto in un attimo e lì la cantilena era più chiara e comprensibile,  un delicato lamentarsi, una preghiera tra i denti,  una voce dolce di donna, una richiesta di aiuto. .....
Girò attorno lo scoglio e tentò di posizionare la barca al riparo dei marosi come dietro un frangiflutti; fu lì che la vide,  una chioma corvina spuntata dall'acqua e due grandi occhi marroni in un tenero viso dalla pelle chiara.
Cosa ci faceva una donna lì nell'acqua con una gamba incastrata sotto una roccia!!
Una gamba?  No.........era la coda di pesce di una sirena.
Rimase impietrito per un pò, poi sprofondò nella sua voce e nel suo dolce viso; fece il giro della sua vita e qualcosa si ruppe nella sua anima. Lei chiedeva aiuto e lì c'era solo lui. Si era innamorato.
Prese un remo e saltò sulla pietra, lo incastrò a fare leva e con tutta la sua forza provò a spostarla ma niente...........una, due, tre volte ed il remo fletteva. Ma la roccia rimase lì.
Soltanto qualcosa con una grande forza poteva spostare quel macigno. Lei lo guardava ed allungò una mano, lui la prese e ne imparò a memoria i tratti. Lei allungò l'altra e lo accarezzò: "Grazie Uomo.......".
Lui pianse ma non si arrese.
Aveva deciso; niente è più inesorabile di una pesante barca che affonda.
Prese le cime disponibili e le legò allo scafo ed alla roccia, vi fissò pure l'ancora. Lei lo guardò basita ed iniziò a dimenarsi....non voleva; iniziò a gridare ma il pescatore continuò.
Salì sulla barca e riuscì ad aprire un varco nello scafo.
L'acqua si insinuò e salì su di una roccia.
La barca inizio ad affondare e quando le corde si tesero lui prese a fare nuovamente forza con il remo.
Con un enorme tonfo la pietra si scostò e lei si liberò velocemente.
Si guardarono, una vita racchiusa in pochi attimi ed un legame indissolubile, forse si sarebbero incontrati nuovamente.

Nonno, nonno ma allora il pescatore è morto sullo scoglio! Disse Francesco.

Meno male è una favola........   Aggiunse.

No Francesco, disse il nonno, qualcuno è sopravvissuto per raccontarla.

domenica 1 giugno 2014

La stella che desidero il mare

Il brillare delle stelle è come un ciarlare continuo, un chiacchiericcio di tante belle bambine durante una gita scolastica.
Ogni tanto qualcuna si distrae e focalizza l'attenzione su quello che vede giù, lo guarda e se ne innamora affascinata.
Brillina un giorno,  improvvisamente,  senza una ragione precisa rimase colpita da quel bel rumore,  ritmico, sereno e potente. Cercò di capirne la provenienza e guarda e guarda,  vide un puntino azzurro.  Aguzzando lo sguardo vide che il puntino blu era coperto di acqua e quell'acqua si muoveva e muoveva, era piena di vita.  Era un mare ed il mare la chiamava!  Lo spumeggiante bianco delle onde come un respiro sugli scogli gli chiedeva di avvicinarsi e lei poteva sentire il suo odore;  ne rimaneva inebria ta.
Iniziò ad avvicinarsi ed il richiamo divenne più forte ed inebriante.
Brillina più si avvicinava più brillava;  il mare voleva lei è la sua luce.
Brillina si avvicinava e splendeva felice e gioiosa. L'acqua divenne vicina, profumata, viva e Brillina si inebriava del desiderio di tuffarvisi.
Chi l'avesse vista da terra, avrebbe visto una spumeggiante scia di luce avvicinarsi velocissima e scintillante.
Bella la vide; stupenda bambina dai capelli lisci e neri con gli occhi marroni puro.
Dalla finestra di casa sua vide il bagliore e la scia di luce avvicinarsi al mare.
Corse fuori fino alla scogliera e dallo spintoni più alto la vide.
Brillina si tuffo nel mare, con una esplosione di schiuma e schizzi; immensa soddisfazione ed abbandono, la luce si rifrangeva in ogni goccia creando arcobaleni. Un rombo sordo e basso, come un enorme, lento e lascivo sospiro accompagnato da sibili sussultanti.
In un attimo la luce abbacinante era in ogni maestosa onda di quel mosso mare, lo pervadeva.
Poi la luce si affievoli e le enormi onde lentamente cessarono. Brillina affondava dolcemente e si affievoliva completamente stordita.
Bella la vide scomparire pian piano nel mare mentre lo stesso riprendeva la sua forma e ricominciava il suo placido canto sulle spiagge e sugli scogli.
Bella era triste,  una brillante stella spenta nel mare..........perché? Si mise a piangere amaramente.
Il giorno dopo mentre pensava a cosa aveva visto,  camminando sul bagno asciuga e facendosi bagnare i piedi dal mare Bella si senti improvvisamente travolgere da una potente ondata. Fu scagliata sulla morbida sabbia e quando si riprese trovò nelle sue mani una stupenda stella di mare.
Era color avorio, perfetta e sembrava avere una sua luce. Capi. .......
Ne fece un pendaglio che risultò indistruttibile.
Sembrava però che tutte le volte che la bagnava con l'acqua del mare avesse un potere particolare.
Chi indossava il gioiello e faceva il bagno nel mare,  provava una gioia e felicità incontenibile!  Tutti i dubbi e le difficoltà sparivano,  lasciando il posto alla forza e la speranza.
Bella visse a lungo ed una vita felice nella sua casa al mare e così sua figlia e la figlia di sua figlia. ........con ogni bambina la stella tornava al mare.

Alla mia Luce.

venerdì 23 maggio 2014

Epilogo: Alfa ed Omega

alfa: rieccomi. Non riesco a stare lontano da te.

omega:neppure io da te. È semplicemente impossibile.

alfa:.......

omega: sei triste?

alfa: no, penso di aver guardato una mio amico.......

alfa: l'ho incontrato e mi ha detto che nonostante abbia seguito tutte le cure dovrà morire.  Ma era contento.....
Teneva per mano suo nipote.

omega: dunque. ......

alfa: ho pensato a come è stato ed a cosa ha vissuto ed cosa ha provato durante la sua vita. Ho pensato a come si sentiva stringendo suo nipote. ....vivo.
Ho sentito come si sentiva ho pensato come pensava.

omega: lo hai guardato. .......nella sua interezza.

alfa: per guardare le persone devi conoscerle?

omega:a volte non serve altre è indispensabile.  Guardare vuol dire fare quello che hai fatto.....

alfa: capire cosa sentono......no sentire con coscienza cosa sentono ed abbinare quello che vedo a quello che sento in loro......

omega:......è difficilissimo. ....devi abbandonare un pò di te, tutti i  preconcetti ed i tuoi schemi. Placare i miei sentimenti è fondamentale.
omega: ......se guardi te stesso cosa vedi?

alfa: per guardare me stesso devo saper crescere costantemente e devo sapermi guardare da fuori.

omega: nel momento stesso in cui lo dici sei cresciuto e continui a farlo. Fin ora hai posto gli occhi in questo specchio vedendo e non guardando. Ora guardi te stesso ed io non posso insegnarti altro. L'Alfa raggiunge l'Omega e formano un ciclo infinito. Guardaci perché siamo uno.

alfa: tu sei me ed ora mi seguirai fuori da questo specchio finché la vita mi consentirà di vivere. Tutte le volte che vorrò crescere guarderò gli altri come in uno specchio e cercherò di aiutarli a far arrivare l'Alfa nel l'Omega.
Ti dico addio perché siamo eternamente Uno.

lunedì 19 maggio 2014

Il bambino con il cappello magico

Il cappello magico.
In molti lo volevano, poteva esaudire un desiderio per ogni persona.
Eppure era solo un semplice cappello e nemmeno tanto bello. Una di quelle bustine militari, fatte di panno grigio e marrone.
Era troppo importante e fu deciso di darlo a chi ne avrebbe fatto un buon uso.
Fu dato ad un importante dottore, che aveva fatto grandi scoperte ed inventato tante medicine.
Il dottore chiese di poter creare tanti ospedali in tutte le parti del mondo e poter curare tutte le persone.
Et voilà, in ogni parte del mondo spuntarono ospedali pieni di dottori e medicine che potevano curare tutte le malattie.
Ma le malattie continuarono ad esistere e le persone soffrivano ugualmente perché c'erano le guerre.
Allora il cappello fu dato all'uomo riconosciuto come il più saggio sulla faccia della terra.
Il saggio chiese di poter scrivere un libro che cambiasse in positivo il pensiero degli uomini e li rendesse più buoni.
Et voilà, tutti gli uomini che lessero quel libro diventarono più saggi e buoni.
Ma la sofferenza continuò ad esistere, come le malattie e le guerre.
Si pensò allora di dare il cappello ad un grande scienziato.
Lo scienziato chiese di rendere le persone intelligenti come lui per renderle migliori.
Ma le cose peggiorarono! I cattivi usarono l'intelligenza per ideare armi micidiali ed i malvagi per poter ingannare i più deboli.
Cosa si poteva fare? La situazione diventava insostenibile con ancora più guerre, crimini e persone che soffrivano.
Si decise che il cappello era troppo pericoloso e quindi fu nascosto nel posto dove più difficilmente sarebbe stato trovato; in mezzo ai rifiuti e ad altri migliaia di cappelli, nelle montagne di spazzatura lasciata dagli uomini.
Un giorno un povero bambino, ultimo tra gli ultimi, magro ma con un grande sorriso, trovò il cappello e per lui era bellissimo.
Lo mise in testa e pensò ".....mi piace proprio questo cappello. Mi fa stare la testa al caldo, come quando la mia mamma mi teneva la testa sulle gambe e mi carezzava la fronte. Se tutti gli uomini pensassero all'amore che hanno avuto e ne dessero altrettanto a chi gli stà attorno..........".
Da quel giorno le guerre cessarono e tutti i saggi, gli intelligenti e gli uomini di medicina fecero del loro meglio per il prossimo fino quasi a far sparire malattie e sofferenze o almeno per renderle tollerabili.

mercoledì 14 maggio 2014

Il secondo incontro: Alfa ed Omega

omega: Ciao Alfa
alfa: Ciao. Sono tornato.
omega: Era inevitabile.
alfa: Bhe eccomi qui. Devo ammettere che ogni tanto mi irriti.
omega: Pure questo è inevitabile, mi dispiace.
alfa: Ho provato a "guardare" come dici te. Non è facile.
omega: Mi fa piacere. Ma esattamente cosa hai provato a fare?
alfa: Osservare gli altri, eliminando paure ed astio.
omega: E' un bel passo!
alfa: E' vero, molto difficile ed a volte impossibile.
omega: Quando ti è impossibile rinunciaci e rassegnati a sentire le cose in maniera strana......deformata.
alfa: Difficile rendersene conto.
omega: Infatti............ma se te ne rendi conto, stai iniziando a guardare.
alfa: Inoltre sono sempre di corsa e mi vengono continuamente chieste cose da fare, da ricordare......
omega: Così non guardi però.
alfa: Se qualcuno mi chiede qualcosa lo guardo per forza.
omega: Questo non è vero, lo vedi e senti cosa ti chiede. Ma non lo guardi......
alfa: Ancora non comprendo e questa cosa mi incuriosisce. Forse non ti spieghi.
omega: Posso provare a spiegarmi ma finché non guarderai veramente non potrai capire. Capirai da solo.
alfa: E allora perché sono tornato da te se posso fare da solo?
omega: Per guardare............
alfa: ..............
omega: Ti stai innervosendo. Torna con calma, lo sai che io sono sempre qui.
alfa: Va, bhé! Ciao! Tornerò......
omega: Si lo farai ed anche presto. Ciao.

Jhon Occhiolungo e Giovannella

Lo "zombo" Jhon e Giovannella.

Su una bella collina accanto un boschetto, sorgeva sempre una meravigliosa luna piena che illuminava il piccolo e curato cimitero costruito sulla sommità. 
In quelle notti usciva sempre dalla sua bara lo "zombo" Jhon chiamato "Occhiolungo". Si annoiava da solo in quel piccolo cimitero perché non c'erano bambini che giocavano con lui.
A dir la verità nessuno giocava con lui perché si spaventavano tutti! E pensare che era uno "zombo" carino e paffutello, aveva ancora tutti i capelli ed i denti in bocca; era solo un pò verde e grigio.
Per sentirsi meno solo si addentrava nel bosco alla ricerca delle persone che si erano perse. Così almeno la sua bruttezza sarebbe servita a qualcosa; faceva scappare le persone in direzione della strada giusta per il rientro a casa. 
Ma lui si sentiva ancora tanto solo!
Un giorno,  o meglio, una notte, camminando nel boschetto, da dietro, un cespuglio vide una bambina.  
Pensò tra se e se di poterla spaventare facilmente ma quando saltò fuori dal cespuglio lei si giro' ed esclamò "Ciao! Mi puoi aiutare?". Jhon rimase come un suo zio scheletro,  intirizzito e muto. "Io sono Giovannella, puoi aiutarmi a trovare la strada di casa? Tu chi sei?".
Lui rispose "Sono Jhon detto Occhiolungo, perché dal cimitero vedo le persone che si sono perse nel bosco. Scendo sempre ad aiutarle."
"Allora sei venuto per me!" disse Giovannella. "Puoi aiutarmi a tornare a casa? Io abito oltre l'altra collina accanto al laghetto".
Jhon accetto' volentieri ed i due si incamminarono parlando e giocando. La luna piena era molto luminosa ed alta; Jhon si mise a guardare Giovannella.  Era una bella bambina con i capelli lunghi e neri, gli occhi intensi e marroni. Jhon notò che la luce della luna dava un tono particolare alla pelle chiarissima di Giovannella, sembrava quasi trasparente. Ed accidenti come era bella!
Si misero a giocare con le lucciole che li circondavano ed a contare i bitorsoli di una grande quercia coperta di muschio.
Poi arrivarono alla collina; era molto ripida e si aiutarono a vicenda per salire. "Io abito nella casa che vedrai una volta in cima....", disse Giovannella. 
Dalla vetta Jhon guardò in basso e rimase nuovamente sbigottito.
La casa era cadente, il tetto sfondato e le finestre tutte rotte!
"Sai da quando il mio babbo e la mia mamma sono andati via nessuno è rimasto con me; eppure non ho fatto niente, mi sono solo ammalata! Ma quando qualcuno mi vede scappa subito urlando".
"Che strano, è successo pure a me", disse Jhon.
Si avvicinarono ed entrarono; la cameretta di Giovannella era spoglia ma c'erano tante foto; una bella bambina con un babbo ed una mamma.
"Jhon vuoi giocare sempre con me? Io sono sola e gioco solo con i pesci del lago".
Jhon annui guardando Giovannella che lo bacio' su una guancia;  "Giocherò sempre con te, perché siamo uguali dentro".
Tutte le notti, ora la luna illumina due bambini che giocano attorno ad una grande quercia.

domenica 11 maggio 2014

Il primo incontro: Alfa ed Omega DIALOGO SURREALE CON QUALCUNO DI IMPORTANTE

alfa: Ciao
omega: Ciao
alfa: ..........
omega: ..........
omega: Mi stai guardando?
alfa: Si certo.....
omega: Non mi sembra.
alfa: Ma se ti guardo negli occhi.
omega: Tu dici? A me non pare.
alfa: Hai dei bei occhi.
omega: Oh....grazie. Sono solo belli?
alfa: Certo che sono belli. Un colore stupendo ed un taglio non comune.
omega: Allora non mi stai guardando.
alfa: Non capisco. Non ti capisco......
omega: Certo che non capisci; non mi stai guardando.
alfa: Mi stai prendendo in giro?
omega: No!
alfa: Allora spiegami perché mi sto innervosendo.
omega: Scusa, non volevo. Più sei nervoso e meno guardi.
alfa: Forse inizio a capire.
omega: Spiega te a me allora. Cosa inizi a capire?
alfa: Se mi innervosisco guardo me e non te. O meglio, la mia rabbia mi impedisce di guardare te.
omega: Bravo. Quindi cerca di non arrabbiarti quando vuoi guardare.
alfa: Grazie. Ho un dubbio però.
alfa: Se mi arrabbio a volte è perché ho paura; anche la paura impedisce di guardare.
omega: Ma sei bravissimo!
alfa: Oh.....grazie.
omega: Ancora non mi stai guardando però.......
alfa: Ci provo. Vedo i tuoi occhi, il tuo viso, il tuo corpo. Cosa dovrei guardare?
omega: Vedi solo quello? Il vedere è una componente del guardare.
alfa: Interessante. Ma ora devo andare via; gli altri mi aspettano.
alfa: Ho un sacco di cose da fare e non ho tempo; gli altri sono molto esigenti......eheh.
omega: Riesci a guardare gli altri?
alfa: A questo punto non saprei.........
alfa: Scusa ma devo andare. Ti ritrovo qui?
omega: Tutte le volte che vuoi.
alfa: A presto allora, ciao.
omega: Ciao.

Il gambero Willy non ha paura di volare.
E' successo in un giorno come tanti. Un semplice laghetto con la sua calma e la sua acqua stagnante, ricoperto di alghe e circondato da tanta erba.
Dentro pochi semplici pesci e qualche gambero.
La vita di un gambero è fatta di cose importanti, cercare tra le alghe, stare lontani dai pesci e dagli uccelli.
Willy rispettava rigorosamente queste regole, come ogni buon gambero, ma amava tantissimo il verde dell'erba; quindi ogni mattina si affacciava al pelo dell'acqua per guardare quel bel verde.
In quel giorno come tanti altri, Willy si affacciò ma ad aspettarlo trovò un bianco airone; per un attimo Willy e l'airone si fissarono negli occhi, in silenzio poi l'airone, con un gesto velocissimo afferrò Willy e sbattendo le ali iniziò a volare.
Willy non si era reso conto nemmeno di quello che era successo ma quando lo fece chiuse gli occhi e pensò che per lui era finita. L'airone lo avrebbe schiacciato con il suo becco oppure lo avrebbe lasciato cadere per frantumarlo oppure lo avrebbe portato al suo nido per farlo mangiare ai suoi piccoli; la sua vita da gambero era finita, niente più ricerche tra le alghe ed il fango.
Willy non riuscì più a tenere gli occhi chiusi.
Quando li aprì fu preso ancora più dal terrore! Era altissimo (per un gambero si intende) e l'airone volava ancora più verso il cielo. Certo il cielo era così azzurro....... Il terreno era sempre più lontano però!
Certo, il laghetto era così piccolo visto da qua........
Cadere a terra sarebbe voluto dire morire però!
Ma l'erba......... quanta erba tutto intorno......e come era verde! Un verde brillante e vivo, che cambiava con la luce!
Ma allora, il mondo era molto più grande di quello che c'era nel laghetto ed intorno!
E tu guarda, gli alberi! Quanti sono e come sono diversi! Quanti colori, quanti colori!
In un giorno come tanti, da un posto che sembrava cucito per lui, Willy ha visto che il mondo non era il laghetto.
"Ma perchè! Che scherzo crudele! Solo la morte mi ha portato qua! Ho paura, tanta paura!!!" Willy gridava (gridava come gridano i gamberi si intende).
"Vorrei avere ali e vedere questo tutti i giorni, perchè non ho ali!"
Fù un attimo, un' ombra veloce, un altro uccello, una cicogna......... puntava al boccone dell'airone.
L'airone sbando!
"No!!!! Ora mi divoreranno in due!!". Willy terrorizzato chiuse gli occhi, sentì un colpo e si senti cadere..........
Era la fine; l'airone cadeva giù e Willy con lui.
Willy sentì un fruscio e poi tanti sussulti. La sua corazza picchiava nelle foglie, poi su un rametto, poi.......
Riaprì gli occhi e si domandava dove era. Si guardò intorno.....il laghetto!! Era lì a due metri e lui era in mezzo all'erba alta. Le foglie dell'albero vicino a lui lo avevano salvato.
Willy guardò il laghetto e si incamminò, poi si fermò. Girò le spalle al laghetto e andò nell'erba e nessuno più lo vide.
In un giorno come tanti, un gambero ha detto:
"Non ho paura di volare........un giorno tornerò ma ora non sò resistere al resto del mondo. Questo è un giorno speciale."

Alla mia Luce.

sabato 10 maggio 2014

Per non dimenticare che la vita è una favola e che dalle favole impariamo. Ogniuno ha la sua e ne può scrivere ampi pezzi insieme a chi decide di accompagnarlo.

Alla mia Luce.

venerdì 9 maggio 2014

Mi chiamano così.

Qualcuno mi chiama così, ma non è il mio vero nome. So raccontare storie.
Qualcuno, la stessa persona che mi ha soprannominato Anselmo,  dice che sono particolarmente bravo a farlo. Quindi, eccomi qua: pronto a raccontarvi le mie storie.